Is Perdas Fittas: i giganti di pietra della Sardegna

I menhir sono una tipica espressione della cultura megalitica: si tratta di monumenti costituiti da una pietra allungata di forma irregolare, infissa nel terreno a mo’ di obelisco, rinvenuti in buona parte dell’Europa, ma anche in Asia e Africa. Isolati o raggruppati in file e in circoli, i menhir secondo gli studiosi risalirebbero all’età eneolitica e del bronzo, la cui funzione non è ancora stata ben individuata. In Europa è la Francia a detenere il record di menhir presenti sul suo territorio (oltre seimila), ma anche in Italia si trovano vari esempio di menhir, soprattutto in Sardegna, terra ricca di monumenti di età preistorica, come Domus de Janas, dolmen, pozzi sacri, tombe dei giganti e i tantissimi complessi nuragici. I menhir in Sardegna vengono chiamati “perdas fittas” (pietre conficcate) sono oltre settecento e hanno le più svariate forme, una vera e propria Stonehenge italiana da visitare assolutamente!

I menhir della Sardegna: Is Perdas Fittas:

I menhir sardi più celebri: Genna Prunas, Sa perda Pinta e i menhir di Loconi

Tra i menhir sardi più celebri c’è sicuramente Genna Prunas di Guspini, nel Sud Sardegna, all’interno di un terreno agricolo presso casa Usai. Risalente alla Cultura di Ozieri e rappresentante la Dea Madre, questo menhir raggiunge un’altezza di 1, 70 metri e presenta una base larga 60 cm, ma la sua particolarità sono le oltre 30 coppelle (incisioni rupestri a forma di conca circolare) realizzate sulla superficie basaltica, che ricoprono tutti i lati del monumento. Altro menhir da non perdere è la Stele di Boeli, conosciuta anche come Sa perda Pinta, che si trova a Mamoiada, in provincia di Nuoro. Rinvenuto accidentalmente a fine anni ’90 durante i lavori di costruzione di una casa, questo monumento megalitico per via delle sue dimensioni è da ritenersi unico in Europa: un’enorme lastra di granito di 2,67 metri di altezza, risalente al Neolitico finale (3000 a.C. circa), pervenutaci pressoché intatta e caratterizzata da incisioni rupestri circolari che rimandano ai culti religiosi delle comunità agricole della Cultura di Ozieri. Vicino a Oristano, nel piccolo paese di Laconi, sono stati individuati oltre cento menhir di tipo sia protoantropomorfo, a faccia prospettica piana, che antropomorfo, ovvero con brevi cenni somatici.

Gli altri menhir sardi da non perdere

Sempre in provincia di Oristano, nello specifico a Villa Sant’Antonio, è possibile ammirare le Perdas Fittas della valle dei Menhir: un’area disseminata di menhir protoantropomorfi e antropomorfi datati tra il 3500 e il 2500 a.C, tra cui si erge il più alto d’Italia con i suoi 5, 75 metri. A Goni, nel Sud Sardegna, c’è Pranu Mutteddu, un complesso archeologico ricco di menhir disposti in formazioni differenti, probabilmente orientati secondo determinati fenomeni astronomici. Molto simile al complesso di Goni è quello che si trova a Sorgono, in provincia di Nuoro, conosciuto anche come Bir’e Concas. A Sant’Antioco, invece, è presente il complesso Su Para e Sa Mongia (letteralmente, il frate e la suora), caratterizzato da menhir che rimandano alla simbologia fallica e quella della fertilità femminile. Vicino alla necropoli di Montessu, a Villaperuccio, è infisso nel terreno il menhir Luxia Arrabiosa, dedicato a una figura femminile, un po’ strega e un po’ fata, tipica delle leggende popolari sarde; a lei sono dedicati anche la coppia di menhir di Simala (sa Turra ‘e sa Cullera) e il monolite di Morgongiori.

Photo credits:

Foto di Raffaele Graziano Ballore da Wikimedia

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